25 Aprile, festa della liberazione, da non dimenticare! Radio Palermo, prima radio libera.
Radio Libera Tutti! Radio Palermo.
In questi giorni ho avuto modo di riflettere sul cosa significa per me il 25 aprile, prendendo spunto da tre vicende che mi sono capitate nel mio casuale, semplice e ordinario vivere il quotidiano: mia figlia che sta studiando la Costituzione italiana, il pascolare su un noto social network e la mia passione per la radio.
Totò Riotta, padre del giornalista Gianni Riotta. Radio Palermo 1943, con gli Alleati PWB, prima emittente libera in Europa, con Ugo Stille.
Nel mettere a disposizione di mia figlia le povere risorse di cui dispongo, per integrare ciò che avrebbe studiato più o meno sterilmente nel gruppo di studio che la sua maestra ha organizzato, mi sono imbattuto in un video online: Benigni che introduce la Costituzione. Nella premessa che fa, cita il noto scrittore italiano Italo Calvino, che in modo semplice spiega cosa è stato il dramma della guerra civile in Italia dopo l’8 settembre 1943. Una guerra fratricida che ha visto gli italiani combattere tra di loro: da una parte italiani ispirati dal fascismo, movimento in cui credevano fino alla morte, spinti da ideali sinceri, convinti della giustizia sociale che si prospettava (non scordiamoci che Mussolini è stato prima socialista e poi fascista); dall’altra italiani ispirati dagli ideali di libertà, stanchi della repressione del regime, uomini che hanno avuto il coraggio di alzare la testa e combattere per liberare la propria patria dalla censura e dalla guerra scellerata cui era stata obbligata, il tutto nella clandestinità e nel timore di ritorsioni verso la propria famiglia, ma mossi dal sogno di libertà. Ed io, che non sono Italo Calvino, ricordo a tutti che campi di sterminio sono stati creati da entrambi gli schieramenti. Italiani i combattenti, italiani i campi di sterminio. La differenza era che gli uni combattevano per il fascismo, gli altri per la democrazia.
Leggendo invece qualche post del noto social network, a distanza di più di 70 anni, mi è capitato di leggere la battuta “25 aprile, festa della resistenza, auguri a tutti gli elettricisti”, in riferimento al noto componente elettronico. Simpatica battuta, sulla quale più o meno distrattamente si clicca “mi piace”, ma sulla cui bisognerebbe riflettere un po’ di più, tutti, in primis chi l’ha postata… Non è la festa della Resistenza, ma della Liberazione, che penso sia diverso. Non è una festa partigiana, ma italiana. Si festeggia la Liberazione d’Italia dal nazifascismo, quel nazifascismo che, con la sua repressione e la sua censura, non ci avrebbe permesso di pubblicare qualcosa su un social network senza che il giorno dopo ci venissero a bussare a casa, a massacrarci con un manganello ed a portarci in carcere o in un campo di lavoro in Polonia, pronti per essere fucilati anche solo per avere guardato in faccia il carceriere o l’aver rubato una buccia di patata dall’immondizia, per sopravvivere.
Ed a proposito di libertà di pensiero e di espressione, non poteva metterci lo zampino anche la mia passione per la radio. Ed allora eccomi qua, a raccontarvi brevemente quale fu la prima radio libera italiana in quel periodo. Radio Palermo.
10 luglio 1943. Dopo aver conquistato Pantelleria e Lampedusa nel mese precedente, gli alleati sbarcarono in Sicilia (operazione Husky) al comando del generale britannico Alexander. Le truppe toccarono terra tra Licata e Augusta. Il 22 luglio, la V armata americana del generale Patton entrò a Palermo. Il 18 agosto, un comunicato del comando supremo italiano annunciava il ritiro delle truppe dell’Asse dalla Sicilia.
6 agosto 1943. “Sicilia Liberata”, quotidiano pubblicato a Palermo in quel periodo, che aveva preso il posto del Giornale di Sicilia e dell’Ora (sospesi il 22 luglio dagli alleati appena entrati a Palermo) pubblicò un’inserzione del PWB, Psychological Warfare Branch, che richiedeva “annunciatori di lingua italiana” per la stazione radio della città. La selezione permise di scegliere sette elementi che furono avviati al microfono dal direttore del servizio Informazioni delle Forze Alleate, Misha Kamenessky (Ugo Stille). Le trasmissioni di Radio Palermo comprendevano notiziari dai vari fronti e commenti, musica e canzoni americane e messaggi in codice diretti ai partigiani. La prima trasmissione di “Italia combatte”, che sarà poi il cavallo di battaglia di Radio Bari, venne mandata in onda. Si cominciò quindi ad affermare il ruolo della radio anche come mezzo di informazione di massa.
Il PWB era riuscito a riattivare il sistema dell’informazione con un quotidiano diffuso in 40 mila copie e una emittente in grado di raggiungere i circa 400 mila siciliani che ascoltavano la radio almeno una volta al giorno. Ma Radio Palermo superava i confini della Sicilia. Le sue trasmissioni infatti erano rivolte al pubblico continentale , dato che Radio Palermo era in grado di “coprire” una vasta area del Sud Italia. Per seguire le operazioni militari almeno i siciliani non avevano più bisogno di ascoltare di nascosto Radio Londra, come erano costretti a fare ormai da tempo.
La sede di Radio Palermo, in piazza Bellini, era la stessa dell’Eiar dove i soldati della VII Armata americana avevano ricostruito gli impianti di trasmissione distrutti dai tedeschi prima della fuga. Le “prime trasmissioni non fasciste” (così Sicilia Liberata segnalava la novità) duravano all’inizio solo quattro ore, dalle 20 alle 24, quando Radio Palermo si presentava come la “Voce delle Nazioni Unite” trasmettendo su una lunghezza d’onda di metri 491,8 pari a Kc 610. Ma presto scelse il nome “Avamposto dell’Italia Liberata”, più adatto alla parte che le era assegnata, quasi a ricordare che occupava una postazione molto vicino alla linea del fuoco.
Il ruolo di Radio Palermo era naturalmente orientato anche verso una funzione di sostegno all’impegno bellico. Dai microfoni venivano diffusi, come detto, sopratutto proclami, messaggi in codice, appelli alla resistenza. Le notizie dai fronti di guerra giungevano a Palermo direttamente dal quartier generale di Algeri oppure erano riprese da altre trasmissioni radiofoniche. Molte notizie venivano captate attraverso un sistema di ascolto con l’installazione di comuni apparecchi radioriceventi molto sensibili, per mezzo dei quali alcuni interpreti intercettavano, da tutte le stazioni radio del mondo ed in tutte le lingue, le notizie di interesse per quella giornata per poi redigere i notiziari da mandare in onda. Musica, notizie, ma anche un’accorta impostazione psicologica: perché gli speaker erano emigrati o figli di emigrati e al microfono parlavano il siciliano. Arrivarono anche i combat teams, truppe con il compito di esercitare la propaganda nelle zone dei combattimenti e attrezzate per installare emittenti locali nelle più importanti città della Sicilia.
Insomma, una radio di propaganda.
Ringrazio i seguenti siti, a cui mi sono rivolto e da cui ho tratto testi e notizie:
73 de IZØRUP, Francesco