Radio Brada

Prosegue il nostro “viaggio” sulle radio liberate della Seconda Guerra Mondiale. Dopo Caterina, Radio Palermo e Radio Bari, eccomi di nuovo qui a raccontarvi un’altra “storiella” interessante. Cronologicamente ora tocca a Radio Brada, ossia Radio libera, ribelle. L’appellativo di brada fu un’idea di Jader Iacobelli, (soprannominato “Dado”). Bolognese, ufficiale dell’Aeronautica, laureato in Filosofia, aveva allora 25 anni. Trasferito a Bortigali da Cagliari dopo l’arrivo degli americani per collaborare alle trasmissioni, è considerato uno dei fondatori di Radio Sardegna.
Sinceramente su Radio Brada, se avrete un po’ di tempo e vorrete approfondire l’argomento, potrete trovare numerosissima documentazione in internet. Io mi sono limitato a prendere spunto come fonte dal sito di Wikipedia.

Dopo il devastante bombardamento di Cagliari nei mesi di febbraio e di maggio 1943, gli abitanti si trasferirono nell’interno della Sardegna. L’isola era isolata, dall’Italia non arrivavano più le merci necessarie alla sopravvivenza della popolazione ed inoltre bisognava provvedere alle necessità dei 200 mila soldati di stanza sull’isola. Il Comando Supremo delle Forze Armate della Sardegna, a capo del quale c’era il Generale Antonio Basso, aveva bisogno di un luogo lontano dai bombardamenti. Venne scelta Bortigali, piccolo centro del Marghine, situato ai piedi del monte Santu Padre.
Nell’aprile del 1943 la Divisione “Bari” venne schierata nella zona di Oristano, la 47ª Compagnia mista telegrafisti-marconisti venne ovviamente distaccata a Bortigali per costituire la componente tecnica destinata successivamente di avviare le trasmissioni radio. Qualche mese dopo il Comando, vi furono trasferite anche le strutture radiofoniche che rendevano possibile le comunicazione con Roma e i distaccamenti sparsi sull’isola. La stazione radio, una “R6 onde medie”, fu posizionata a Birori, vicino a Bortigali.

In una conferenza a Casablanca nel gennaio del 1943, gli Stati Maggiori degli alleati dovevano decidere da dove cominciare l’invasione dell’Europa sul fronte mediterraneo (contemporaneamente si preparava lo sbarco in Normandia). Churchill preferiva la Sicilia ed il generale Eisenhower era propenso ad occupare la Sardegna. Prevalse l’idea del primo, ma si volle comunque far credere che lo sbarco sarebbe avvenuto in Sardegna. Si mise in pratica l’“Operazione carne tritata”: gli alleati fecero trovare sulle coste spagnole il cadavere di un ufficiale del servizio segreto inglese con legata al polso una borsa contenente i piani (falsi) dell’imminente invasione della Sardegna. I comandi italo-tedeschi dovettero rafforzare le difese dell’isola, e per questo venne trasferita da Roma la radio “R6 1942 onde corte”, a quel tempo la più potente radiomobile d’Europa. La radio fu posizionata nel paesino di Lei, a circa 10 km da Bortigali. Al suo seguito arrivò anche il personale specializzato del X Raggruppamento Genio di Roma, sotto il comando del tenente Bertini.

Radio Sardegna entrò in funzione successivamente all’8 settembre, giorno meglio conosciuto come “l’armistizio”, dopo che il tenente Bertini aveva spostato da Lei la “R6 onde corte”, posizionandola in un oliveto alla periferia di Bortigali. L’idea di sfruttare le due radio “inutilizzate” fu del Capitano Pio Ambrogetti e del Sottotenente Walter Vannini, ex dipendenti dell’EIAR. Lo scopo iniziale era quello di permettere un collegamento tra i soldati rimasti bloccati in Sardegna e i loro familiari, non essendo disponibili altri tipi di comunicazione. Pochi giorni dopo intervennero come responsabili il capitano del Genio Emanuele Caddeo e il vicecapo di Stato Maggiore Enrico Cocco.

Dopo un periodo di trasmissioni “ufficiose” e prove, avvenne il debutto ufficiale, col beneplacito del Comando militare, il 2 ottobre, alle ore 13.15, quando Radio Sardegna inizia ufficialmente le sue trasmissioni.
Il Comando delle Forze Armate diramò il seguente comunicato per spiegare lo scopo di questa nascita:
“Radio Sardegna si propone , mediante i propri notiziari, di integrare l’opera della stampa quotidiana dell’Isola. Libera da qualsiasi influenza straniera, Radio Sardegna, autentica voce d’Italia, si ispira fedelmente alle direttive e ai principi che guidano l’opera del governo della Maestà del Re. Radio Sardegna, proponendosi anche uno scopo di assistenza morale, farà giungere in continente la propria voce trasmettendo regolarmente notizie di militari e civili in stanza in Sardegna alle rispettive famiglie. Infine Radio Sardegna intende contribuire, nei limiti del suo campo d’azione, alla valorizzazione delle possibilità dell’Isola in ogni campo (industriale, commerciale, economico) tenendo di mira, fin da ora, la meta di tutti gli italiani: la ricostruzione delle fortune e dei destini della Patria”
Le trasmissioni iniziavano così: il marconista Armando Migliorini dava due o tre giri di manovella al grammofono, faceva partire le prime note dell’inno “Cunservet Deus su Re”, poi rialzava il braccio con la puntina e pronunciava la sigla: “Qui Radio Sardegna, libera voce d’Italia fedele al suo Re, ascoltatela…”. Poi Walter Vannini iniziava il suo notiziario radiofonico.
Due parole su Armando Migliorini, detto Marino. Radiotecnico, di Lastra a Signa. Arrivò in Sardegna il 20 giugno 1943 come graduato nel X Raggruppamento Genio di Roma Monte Mario, destinato alla R6 o.m. di stanza a Birori. Suo grande merito è stato quello di averci aperto, con le sue “Memorie”, uno squarcio di luce sugli avvenimenti che riguerdarono la nascita di Radio Sardegna, rivendicando a più riprese l’attributo datole di Radio Libera. La prima trasmissione era formata solo da tre notiziari, dalla durata di 15 minuti ciascuno (13.15, 17.15, 22.00), ma dal 17 ottobre i notiziari si ridussero a due e si aggiunsero due trasmissioni intitolate “Notizie da casa”. Dal 15 novembre il tempo di trasmissione si ampliò e si infittì, i notiziari divennero cinque, la trasmissione “Notizie da casa” divenne “Messaggi da e per il continente” (occupava 3 spazi da 15 minuti l’uno) e furono introdotte due trasmissioni musicali rese possibili da dischi raccolti fra i militari e fra gli stessi abitanti di Bortigali. In tutto si avevano 150 minuti di trasmissione.

Quando gli americani sbarcarono in Sardegna, vennero a sapere delle trasmissioni della Radio e appena localizzarono il luogo di provenienza, inviarono sul posto alcuni membri della commissione di controllo del PWB sotto le direttive del “maggiore” Guido d’Agostino. In un primo momento ebbero il sospetto che la radio servisse a trasmettere messaggi in codice ai fascisti sardi; per questo pensarono di chiuderla, anche perché con l’armistizio dell’ 8 settembre si era stabilito che nessuna radio potesse trasmettere senza la loro supervisione. Ma si limitarono a mettere al servizio della Radio del personale di loro fiducia (tra cui Jader Jacobelli e il primo direttore di Radio Sardegna Armando Rossini) e a chiudere la R6 a onde corte.

Radio Sardegna, dopo ciò, passò un periodo non facile, perchè ormai il segnale si sentiva solo in Sardegna e il servizio di collegamento tra militari continentali bloccati in Sardegna e le proprie famiglie fu interrotto. Si decise però di trasferire Radio Sardegna a Cagliari, e con essa la 47ª Compagnia Trasmissioni nel gennaio del ’44, utilizzando una trasmittente più potente, da 5 kw. L’arrivo della Radio fu un segno di ripresa per la città.
All’inizio le apparecchiature furono collocate in tre grotte del quartiere di “Is Mirrionis”, precedentemente usate come rifugi antiaereo. Il cosiddetto “carrozzone” della R6 fu situato nella piazza d’Armi, in un edificio malandato che venne chiamato “il casermone”. Al piano superiore furono sistemati gli alloggi dei militari e gli studi. I giornalisti erano gli stessi che avevano lavorato a Bortigali. Il ruolo di direttore della Radio venne avvicendato tra il maggiore Rossini, il capitano Carlo Sequi, il giornalista Mino Pezzi ed infine Amerigo Gomez, il quale ampliò i programmi e assicurò un flusso regolare di finanziamenti per realizzare i progetti in corso.
La radio quindi crebbe ed ospitò diverse trasmissioni musicali (uno degli interpreti fu il noto Fred Buscaglione, a quei tempi militare a Sassari), politiche, religiose (la domenica il Cappellano Militare don Paolo Carta teneva le “prediche dal pulpito”). Insomma, dal 1944 Radio Sardegna trasmise tutti i giorni.
Nel maggio del 1945 l’emittente venne trasferita in una nuova sede, con locali moderni e spaziosi, in Viale Bonaria 124.

Lo scoop! Oggi lo chiameremmo così. È il 7 maggio del 1945 quando Radio Sardegna annuncia per prima al mondo la fine della seconda guerra mondiale.
Morto suicida Hitler, Alfred Jodl, Capo di Stato Maggiore del governo Donitz, aveva firmato la resa della Germania. Sono le 14/14.15, uno dei marconisti della Radio, Quintino Ralli, intercetta la trasmissione di una radio militare di Algeri nella quale si parla della resa dei tedeschi. Chiama il direttore Amerigo Gomez, il quale, sentito anche lui l’annuncio, corre nella cabina di trasmissione assieme all’annunciatore Antonello Muroni, strappa letteralmente di mano il microfono a Franco Roberto (giovane annunciatore di turno in quel momento) e grida: ”La guerra è finita… la guerra è finita! A voi che ci ascoltate, la guerra è finita!”. Quell’annuncio non era stato ancora diramato da nessun’altra radio. Radio Londra ne darà testimonianza solo venti minuti più tardi. Le normali trasmissioni quel giorno subiscono dei cambiamenti e la notizia viene ripetuta ogni dieci minuti per tutta la sera, ogni volta con qualche particolare in più intercettato dai telegrafisti.

E per non farmi rimproverare da Antonio I0ABU, ecco questa volta qualche notizia sulle apparecchiature…

R6_onde_medie[1]

Un modello della radio R6 onde medie

La radio R6 1942 onde corte (potenza di 3 kw) aveva le dimensioni quasi di un pullman. Era divisa in due scompartimenti: in quello anteriore si trovavano i pannelli della trasmittente, mentre in quello posteriore erano sistemati gli apparecchi riceventi, il tavolo-scrivania del marconista con il “tasto” per le trasmissioni radiotelegrafiche, il tavolo col microfono per le trasmissioni radiofoniche. Il suo equipaggio era costituito da un maresciallo comandante e da una decina di specialisti vari. Al suo seguito viaggiava anche un camion per i servizi necessari al funzionamento. La radio R6 onde medie (potenza 1 kw) era di dimensioni un po’ inferiori alla R6 o.c.; funzionava solo per il traffico radiotelegrafico, mancando della parte radiofonica. Al suo interno era collocato un divano per il riposo del marconista nei momenti di pausa, un mobiletto con un telefono, una stufetta, un fornellino e attrezzature varie. Il personale era più ridotto, perché non svolgeva compiti operativi (suo compito era di coprire il traffico telegrafico col Comando Supremo di Roma).
Dopo l’armistizio vennero entrambe trasferite a Bortigali. Sistemate in un terreno agricolo alla periferia del paese, vennero collegate subito dopo con la “cabina di trasmissione” ricavata in una delle stanze del rifugio antiaereo (la primissima cabina era stata proprio la R6 o.m. quando si trovava ancora a Birori).

Che dire amici, spero di non avervi annoiato troppo con un testo così lungo, ma credo che ne valga la pena conoscere anche questo lato della radio. Se volete approfondire, linkatevi qua e scaricate il pdf di un bellissimo libro http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=66309

73 de Francesco IZ0RUP

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