Proseguendo nei miei racconti, ho trovato ed adattato alle esigenze del nostro sito, un articolo di Vito Antonio Leuzzi sul sito www.italia–liberazione.it/portalenuovo.
Radio Bari, una delle principali strutture dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), in grado di far arrivare la sua voce nei Balcani ed in Medio Oriente, svolse un importante ruolo strategico dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
L’emittente barese il 9 settembre del ‘43 sfuggì all’opera distruttiva dei nazisti che non riuscirono a far saltare il porto ed il palazzo delle poste (la sede dell’EIAR era poco distante da quest’ultima) per il pronto intervento dei militari e della popolazione del borgo antico che respinsero l’attacco tedesco catturando decine di soldati nemici.
Grazie agli antifascisti baresi, che il 10 settembre s’installarono pacificamente nella sede dell’EIAR, si evitò l’interruzione delle trasmissioni.
Con il sostegno dei tecnici, gli intellettuali vissuti all’ombra di Croce e della Casa editrice Laterza, grazie anche all’esperienza accumulata negli anni di guerra con l’organizzazione di una vera e propria struttura di controinformazione (periodicamente il giudice Michele Cifarelli aveva il compito di riferire al gruppo liberal-socialista, guidato da Tomaso Fiore le notizie captate da Radio Londra), riuscirono ad organizzare un notiziario sulla base dei comunicati dalla BBC.
Nel momento in cui Radio Bari forniva le prime informazioni sulla nuova situazione politico-militare, nasceva il regno del Sud con il trasferimento del Re e di Badoglio, a Brindisi, dove giunsero nelle prime ore del pomeriggio del 10.
Il giorno successivo l’emittente barese fu in grado di trasmettere i proclami del re e del capo del governo che invitavano le forze armate a reagire all’aggressione tedesca che non risparmiava la popolazione civile.
Il 12 settembre, il maggiore inglese Iean Greenlees, (responsabile dell’ufficio della guerra psicologica) sbarcato a Taranto con i primi contingenti dell’VIII armata inglese, che aveva avuto precisi ordini dal Quartiere generale alleato di Algeri, dopo aver informato la missione militare alleata a Brindisi ed il governo Badoglio, si installò nella sede dell’EIAR.
Prima di ogni altra struttura militare e civile gli anglo-americani, si preoccuparono di porre sotto il loro controllo la potente emittente del capoluogo pugliese, nota nell’area del Mediterraneo sin dagli anni Trenta per le trasmissioni in serbo-croato ed in lingua araba.
Radio Bari, ribattezzata “Libera voce del governo d’Italia”, fu ascoltata dai militari italiani e dai partigiani iugoslavi che resistevano nei Balcani, a Cefalonia e nelle altre isole dello Ionio e dell’Egeo agli attacchi degli uomini di Hitler, alimentando nuove speranze nella lotta contro il nazi-fascismo. L’annuncio della liberazione definitiva della Puglia a fine settembre ’43 agevolò il grande flusso di ex deportati, liberati dai campi di internamento fascisti disseminati nel Mezzogiorno, di rifugiati di slavi di diverse nazionalità, provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico, in fuga dal terrore nazista.
A differenza di Radio Palermo, che gli americani occuparono dopo lo sbarco in Sicilia, utilizzandola nell’abito di esigenze prevalentemente militari, Radio Bari, già in funzione con l’arrivo degli alleati, rappresentò la principale fonte dell’informazione politico-culturale dell’Italia libera gestita esclusivamente da esponenti politici italiani
Nell’organizzazione dell’emittente il maggiore inglese tentò di mantenere una relativa autonomia dalle ingerenze badogliane e dalle direttive del governo inglese.
“Ci riunimmo tutti – ricorda Greenlees – mettendo insieme un programma e decidemmo di cominciare subito le trasmissioni, dapprima modeste e fatte soprattutto di notizie, poi di commenti politici, poi di programmi speciali”.
Nel giro di pochi giorni Radio Bari, fu in grado di trasmettere i primi commenti politici, affidati al segretario del CLN, il giudice Miche Cifarelli, che segnarono una svolta nel panorama dell’informazione nazionale dopo il crollo del regime.
Nelle prime due conversazioni dell’esponente azionista, che andarono in onda il 15 ed il 18 settembre subito dopo il giornale delle 20, dal titolo emblematico “La morte del Fascismo” e “Guerra di Liberazione”, si affrontarono le questioni della situazione politica italiana dopo il crollo del fascismo, della formazione della nuova classe dirigente e della partecipazione alla guerra di liberazione.
Per la prima volta dopo venti anni di censura gli italiani ascoltarono parole diverse dalla consueta retorica del regime.
Radio Bari riuscì in poche settimane ad incidere sul sistema generale dell’informazione esercitando un ruolo egemonico sulle altre forme di comunicazione, in particolare «La Gazzetta del Mezzogiorno», l’unico quotidiano del Regno del Sud, dove però l’influenza del governo di Brindisi non era marginale.
La riflessione sulla questione istituzionale e sulla situazione interna, condotta attraverso la radio, in una realtà dove ancora non erano state ripristinate le libertà politiche e la libertà di stampa, scompaginò l’azione neoconservatrice ed autoritaria del governo e rappresentò uno stimolo per la riorganizzazione delle forze democratiche.
Il governo di Brindisi il 25 settembre impartì l’ordine all’autorità militare di estromettere dalla Radio Michele Cifarelli, incontrando la ferma opposizione di Greenlees che, così ricordò l’episodio: “Il mio compito non fu facile, perché incontrò di tanto in tanto vecchie resistenze di mentalità fascista. Un giorno, dopo essere uscito per qualche ora, tornai negli uffici della radio e mi trovai davanti a un tentativo da parte delle autorità locali per impedire di parlare a Cifarelli e agli altri. Subito spiegai che quella era una radio libera, di cui ero io il direttore. Incidenti simili ebbero luogo nel settore della stampa”
L’obiettivo di valorizzare il contributo degli italiani alla lotta di liberazione nazionale indusse i responsabili della radio, a potenziare l’informazione relativa alla resistenza dei partigiani sul fronte adriatico a partire dall’Abruzzo ed alle prime azioni delle formazioni militari italiane a fianco degli americani sul fronte tirrenico,
Inizialmente l’organizzazione di questo settore decisivo della informazione radiofonica fu affidato al capitano Annibale del Mare ed a un giovane ufficiale italiano, il prof Giorgio Spini, ( negli interventi alla radio utilizzava lo pseudonimo di Valdo Gigli), che, passate le linee nell’ottobre del 1943, giunse al campo di riordinamento di Cavallino dove confluirono unità provenienti anche dalla costa albanese e dalmata e dalle isole ioniche. Queste prime formazioni combattenti dell’Esercito italiano, svolsero azioni militari importanti e decisive per la liberazione delle città del Nord.
Agli inizi di dicembre questo delicato settore della propaganda bellica fu amplificato per la straordinaria disponibilità di giornalisti, scrittori, uomini di cultura ,che, dopo essersi nascosti sulle montagne abruzzesi, si rifugiarono in Puglia prima che le nevicate invernali ne impedissero il passaggio.
Tra i nuovi arrivati la scrittrice Alba de Cespsedes che utilizzò lo pseudonimo di Clorinda.
Ben presto Clorinda divenne la voce più familiare e famosa di Italia Combatte, programma messo in onda il 6 dicembre, subito dopo i commenti politici, alle 23, in replica la mattina dopo il notiziario delle 7.
Da una delle prime conversazioni della nuova trasmissione, presentata come “La voce della riscossa e della liberazione”, Marino (Annibale del Mare) esaltò la partecipazione dei nostri soldati alla lotta sul fronte della V armata assieme ai patrioti di Francia, Polonia, Grecia, Iugoslavia, definendo la guerra in corso “una crociata di liberazione”.
Italia combatte dedicò un’attenzione particolare alla guerra partigiana iniziata sulle montagne Abruzzesi. In uno di questi commenti, dal titolo “mangerete le foglie degli alberi” Francalancia (Piccone Stella) raccontò le testimonianze (fornite dai testimoni diretti) sui rastrellamenti della popolazione civile e sull’attività terroristica dei reparti della Wehrmacht.
Radio Bari svolse anche l’importante funzione di fronteggiare la propaganda nazi-fascista che trovava in Radio Roma, controllata direttamente dal comando tedesco, il suo punto di forza. La radio fascista diffondeva con toni enfatici notizie completamente inventate su scontri cruenti tra popolazione e truppe anglo-americane. Radio Bari puntualmente denunciava la deformazioni e la manipolazione dell’informazione.
Valdo Gigli e Francalancia furono protagonisti di duelli radiofonici con le radio della RSI nei quali sottolinearono l’assoluta libertà d’informazione esistente nell’Italia libera rispetto alla totale assenza di libertà di ascolto nell’Italia e nell’Europa dominata dal totalitarismo nazista.
La voce dell’emittente pugliese, ripresa da Radio Algeri o da Radio Londra, riusciva a raggiungere gli internati militari e civili nei vari campi di concentramento disseminati nel terzo Reich.
La coscienza di una lotta estrema da combattere con tutti i mezzi caratterizzò lo sviluppo di “Italia combatte”, il cui ruolo nelle diverse fasi della guerra di liberazione, fu immediatamente percepito da tutte le emittenti del mondo libero: una radio programmata e gestita esclusivamente da italiani.
Radio Bari istituì anche nel dicembre del ’43 una trasmissione specifica per il militari italiani, andava in onda nella tarda mattinata che aveva la funzione di sostenere il processo di riorganizzazione delle tre armi, esercito, marina aviazione .
Non va dimenticato, in questo contesto, l’altro aspetto della radio quello della formazione di una coscienza democratica e al contempo la funzione di tramite tra gli italiani del Sud e quelli del Nord.
Con il potenziamento delle trasmissioni di ben quattro ore, a partire dal 13 dicembre 1943, si trasmetteva ininterrottamente dalle 5,55 della mattina alle 2,05 della notte, furono avviate nuove rubriche, in particolare la voce dei partiti, la voce dei giovani e la voce dei lavoratori.
Dopo venti anni di dittatura e di censura, gli ascoltatori sentirono parlare di cultura antifascista; personalità del calibro di Benedetto Croce rivolsero messaggi ai militari italiani che si opponevano ai nazisti nei Balcani ed ai giovani.
Il 25 gennaio da Bari su Italia Combatte fu ritrasmesso la denuncia di Croce, andata in onda da Radio Palermo, delle devastazioni tedesche nel sud ed a Napoli. “Pensate – affermò Croce – è stato cosparso di benzina e bruciato per vendetta, di proposito, con piena coscienza dell’atto che si compiva, tutta la parte preziosa del grande archivio di Napoli per ordine di un ufficiale tedesco che, ammonito in tempo sul valore unico di quelle carte per gli studiosi del mondo intero, dichiarò che sapeva perfettamente l’importanza di quello che distruggeva”. Anche Aldo Moro, allora dirigente della Fuci, lanciò un appello ai giovani partigiani universitari.
La novità costituita dall’intervento massiccio degli esponenti democratici, destò forte allarme nelle le forze monarchiche che inoltrarono proteste al Quartiere generale di Algeri.
Radio Londra di fronte alla complessità ed alla novità della situazione politica interna dell’Italia libera, spinta dall’opposizione laburista del Parlamento inglese, che esaltava l’apporto militare italiano alla guerra di liberazione, volutamente messo in ombra dal governo conservatore, fu costretta ad intensificare l’informazione affidando i commenti anche a Paolo Treves, che seguì con grande attenzione l’evolversi del dibattito politico del Regno del Sud.
Radio Bari dunque si impose all’attenzione internazionale e rappresentò un punto costante di riferimento per le trasmissioni della Bbc, che fu costretta a trasmetterne in diverse occasioni i commenti politici. Tutto questo fu alla base di un complesso fenomeno che dette luogo alla circolarità dell’informazione CLN del Sud-Radio Londra-Italia del Nord
A Radio Bari quindi si condusse una battaglia politica parallela a quella che lo stato maggiore dell’esercito combatteva quotidianamente per trasformare i termini dell’armistizio in quelli della cobelligeranza.
L’emittente barese dunque non solo costituiva l’unica fonte di notizie che cercava di opporsi all’egemonia incontrastata dell’informazione da parte del nazi-fascismo nel centro – Nord, ma rappresentò la voce che riuscì a fornire all’opinione pubblica ed alle classi dirigenti del mondo libero l’immagine di un paese che sosteneva con forza la guerra di Liberazione ed al contempo tentava di ricostruire, su nuove basi, la vita politico-sociale e culturale del Mezzogiorno d’Italia.
Grazie per la pazienza di aver letto fino alla fine, HI!
73 de Francesco IZØRUP
fonte foto:
http://anpi-lissone.over-blog.com/
https://it.wikipedia.org/wiki/Radio_Bari